PREMESSA

Negli ultimi anni, la tecnologia per separare le cellule del sangue è diventata finalmente accessibile ai clinici.
Sono, infatti, ora disponibili strumenti che permettono di isolare e concentrare in ambiente completamente sterile e per un uso clinico immediato i vari componenti del sangue intero, incluse le piastrine.
Pertanto, dal sangue in toto è possibile separare plasma, crioprecipitato e concentrati piastrinici.
Al momento, il CP (concentrato piastrinico ndr.) può essere preparato sia processando unità di sangue intero che usando un separatore cellulare.

Le piastrine vengono così concentrate in un piccolo volume di plasma con lo scopo di ottenere un plasma ricco di piastrine, una fonte autologa di fattori di crescita come il PDGF (platelet-derived growth factor), l'IGF (insulin-like growth factor) e il TGF-ß(trasforming growth factor-ß).
Marx e collaboratori hanno dimostrato che l'uso di Plasma Ricco di Piastrine (PRP) rappresenta una delle possibili strategie disponibili per poter modulare ed accellerare il processo di guarigione delle ferite, nonchè incrementare i processi di rigenerazione ossea.
Pertanto, hanno recentemente elaborato una tecnica che permette di isolare e sedimentare le piastrine così da ottenere un PRP autologo non tossico e non immunoreattivo, che ha come obiettivo quello di amplificare e potenziare gli effetti dei fattori di crescita contenuti nei granuli delle piastrine che, come è noto, sono gli elementi cellulari iniziatori delle vie metaboliche coinvolte nelle fasi di guarigione delle ferite e delle rigenerazioni.

In base al protocollo di Marx5,6 e Hannon (comunicazione personale), il PRP viene preparato da sangue autologo con un separatore cellulare (Electromedics 500, Medtronics) che, sfruttando un gradiente di densità può raccogliere e concentrare le piastrine durante l'intervento senza interferire con la procedura chirurgica in corso.
La raccolta di PRP viene effettuata in 20-30 minuti da un tecnico specializzato.
Il PRP viene attivato con calcio cloruro e trombina bovina per produrre un gel piastrinico che comporta una sua combinazione sia con osso autogeno spugnoso e corticale che con matrice ossea di sintesi.
Dati di letteratura hanno, infatti, dimostrato che quando il calcio e la trombina vengono aggiunti al PRP, le piastrine si attivano e possono così rilasciare il contenuto dei loro granuli a, che includono sia il PDGF che il TGF-ß.
Nello stesso tempo, la trombina ed il calcio iniziano il processo di coagulazione, caratterizzato dalla conversione del fibrinogeno in fibrina, che risulta nella formazione di un gel clinicamente utile per migliorare la manipolazione e l'efficacia di particolari innesti di osso autologo o di sostituti.
I risultati proposti nello studio clinico ed analitico del gruppo di Marx hanno evidenziato che quando veniva impiegata una miscela di innesto osseo autologo e gel piastrinico piuttosto che il solo innesto autologo di cresta iliaca si osservava da un lato un aumento del tasso di velocità di formazione dell'osso dall'altro un incremento della densità ossea, valutata clinicamente, radiograficamente ed istologicamente.
Il gel piastrinico viene anche usato per trattare difetti parodontali e peri-implantari.
A tutt'oggi, l'aspetto che ci appare più interessante e che rende operativamente realizzabile il protocollo di Marx è la possibilità di prelevare anche una contenuta quantità di sangue per preparare il gel piastrinico: è, infatti, sufficiente prelevare al paziente 50-60 ml di sangue intero.
Inoltre, dati preliminari sembrano indicare che la bassa morbilità di questa metodica accompagnata dalla semplicità di esecuzione, possa rendere possibile un utilizzo routidinario del gel piastrinico quale fonte autologa di fattori di crescita elaborati dalle piastrine e, da dati di letteratura, indispensabili per accelerare i processi di rigenerazione ossea.