INTRODUZIONE GENERALE:
LA PROFESSIONE E IL "MERCATO".
Come detto nella presentazione, è stato recentemente pubblicato un testo("Il medico
e il management") esemplare ed indispensabile, nel quale,
in quasi seicento pagine, si descrive il nuovo approccio che
deve avere il nuovo medico nei riguardi del nuovo modo di condurre
i propri rapporti con i pazienti. Consigliando a tutti tale testo,
e rimandando ad esso per l'analisi dei contenuti, ci preme qui
sottolineare un elemento illuminante e fondamentale: in tutto
questo magistrale volume, frutto della valutazione più
accurata e lungimirante che oggi si possa desiderare, è
praticamente null la parte dedicata alla libera professione(LP).
Infatti, quando tale tema vi è trattato , gli AA si esprimono,
soprattutto, con un atteggiamento rivendicativo nei riguardi
dei diritti che il medico d'oggi (anche se fa parte del SSN) deve poter esercitare per praticare la LP. Il filo conduttore
del testo in questione è, tuttavia, costituito dall' indispensabile
necessità che il medico-SSN divenga, oltre che tradizionamente
competente nel suo campo specifico (la medicina "biologico-clinica"),
anche nel campo del management medico. Quest'ultimo arricchimento
culturale, infatti, sarebbe l'unica acquisizione capace di consentire
al medico-SSN di armonizzare le sue capacità riguardanti
l'efficacia del suo intervento, con quelle riguardanti
l'efficienza, cioè l'"economicita"di
esso.
Doverosamente riconosciuti i giusti meriti al testo citato, possiamo
affermare che la "filosofia" del nostro libro prende
le mosse esattamente dove termina quella del "Il medico
e il management". Ci sembra fondamentale sottolineare i
due motivi di questa nostra affermazione e di questa nostra scelta.
Il primo, essenziale, è che in Italia, praticamente, la
LP medica non esiste più: non è pertanto da considerare
una trascuratezza quella del testo citato, ma una conseguenza,
pericolosissima, del come ormai si consideri la vera LP (quella
del SSN non lo è) del tutto esaurita, quale elemento
rapprentativo della nostra operatività quotidiana. A questo
punto è per noi giustificata, e mai troppo esaltata, ragione
d'orgoglio, ricordare a tutti che nel campo odontoiatrico la
LP è, senz'ombra di dubbio, la modalità prevalente
dell'esercizio professionale, e, come tale, va studiata supportata
e indirizzata. Il secondo motivo, essenziale, della necessità
del nostro testo, quale integrazione a "Il medico e il management"è
che siamo assolutamente convinti che il sistema libero-professionistico
(LP) sia in grado di risolvere "per sé" moltissimi
dei problemi che sono posti dal sistema-SSN, e quindi dibattuti,
solo secondo l'ottica SSN, dal manuale citato. Elemento dirimente,
strettamente consequenziale, è che tale miglior riuscita
deriva dal fatto, inoppugnabile, che, nel trasformare l'efficienza
in efficacia, il sistema-LP può far leva sul maggior punto
di forza immaginabile: il fatto, cioè, che la spesa
viene continuamente monitorizzata, in prima persona, dal paziente
stesso. Si può dunque affermare che il nostro testo
, rivolgendosi soprattutto alla libera professione si pone due
obiettivi: perchè essa è la forma più diffusa,
in Italia, di "distribuzione" della salute orale e
perché essa è il mezzo migliore per giovare, quanto
ad efficacia, a tutta la comunità.
Tuttavia, perché questo si verifichi, secondo scienza
e coscienza, in modo profondamente giovevole sia al paziente
che alla professione stessa, occorre che il paziente-cliente-fruitore-consumatore
venga a pieno titolo inserito nel processo innovativo che ha
strutturato globalmente il mondo moderno e, senza eccezione,
la nostra pratica professionale. L'aspetto/dovere nuovo, che
più colpisce nell'evolversi odierno della nostra professione
si può riassumere, in termini molto sintetici, nell'espressione "odontoiatria comunicazionale". L'odontoiatria
comunicazionale, sia ben chiaro, non soppianta in alcun modo
l'odontoiatria tradizionale, che possiamo denominare "manuale"
o chirurgica, in senso etimologico. L'odontoiatria comunicazionale
è, semplicemente, deontologica conseguenza e contromossa
adeguata riguardo a due fenomeni nuovi ed inarrestabili, che
invadono tutto il mondo moderno:
(1) la scomparsa di condizioni autoritarie privilegiate "a
priori" e
(2) la necessità di produrre per il cliente (paziente)
un servizio di elevata qualità specifica, con la indispensabile
caratteristica di saperla presentare in modo che il valore di
essa sia da lui perfettamente percepito.
Per la prima ragione è soprattutto lo "spirito
del tempo" che ci ha condotti ad una totale parità
ed interattività dentista-paziente. La rassicurante condizione,
ricattatoria, imperativa e comoda, del curante carismatico, prescrittivo,
più o meno paternalisticamente(? ) dittatoriale, va sbriciolandosi
ogni giorno di più, a qualsiasi livello: universitario,
ospedaliero, libero professionale, pubblico-assistenziale. Al
suo posto , per il paziente, va prepotentemente subentrando,
attraverso l'identificazione dei propri diritti, il desiderio,
sia pure confuso, di un rapporto paritetico-interattivo con il
curante, che giunge, nelle manifestazioni estreme, fino alla
pericolosa utopia dell'autogestione sanitaria.
Per chiarire la seconda ragione dobbiamo invece rifarci, oltre
che alle nuove leggi nazionali, al nuovo codice deontologico,
alle varie "Chartae", alle conseguenze derivanti dal
consenso informato ed alle nuove normative CEE; dobbiamo rifarci,
dicevamo, all'esperienza esemplare e trascinante del mondo imprenditoriale
e commerciale. Anche se qualcuno rimpiangerà i tempi andati,
occorre comprendere ed accettare che oggi ci troviamo di fronte
ad una nuova impostazione, ufficializzata dalla legge, e ad un
nuovo dato di fatto e di costume: l'attività medica viene
ormai interpretata e catalogata , e quindi vissuta, tra le attività
di tipo aziendale. Le regole che governano il mondo aziendale
non sono (solo) quelle della fiducia, della tradizione, della
simpatia e via esemplificando: le regole che dominano tale mondo
sono quelle della qualità totale percepita dal cliente.
Per essere chiari fino alla brutalità: se il cliente non
percepisce la qualità della nostra prestazione, per ottima
che essa sia , egli ne sarà deluso e insoddisfatto. La
conseguenza può sembrare irrilevante ai puristi-idealisti,
ma dal punto di vista professionale è castrante: il paziente
ci pianta e va da un altro collega. Questo, visto con la lente
d'ingrandimento, è l'aspetto al tempo stesso intrigante,
ma entusiasmante, di quelle espressioni (ex-)tabù che
sono "libera scelta", "concorrenza", "competizione",
"mercato".
Orbene, giungere alle conclusioni da questi presupposti è
molto semplice. Per affrontare razionalmente e con successo queste
"novità" non c'è che un mezzo: il dentista
e la sua squadra devono imparare a comunicare perfettamente , per il paziente e con il paziente, con lo scopo costante di
saper padroneggiare in modo funzionale e rutinario i problemi
posti dalla interattività (pariteticità) e per
far sì che il paziente consapevolmente percepisca la qualità del prodotto che gli viene offerto.
E' preparato il collega italiano a questo imponente compito che
l'attende? La nostra drastica risposta è NO. Questo
NO deriva sia da motivi culturali che da tradizione comportamentale,
nonché, purtroppo, da (dis)orientamento scolastico. Quest'ultimo
punto, secondo noi, è al tempo stesso il più pericoloso
ma anche il più ovviabile. Occorre, cioè, che il
curriculum cessi di essere totalmente incentrato sugli aspetti
clinico-chirurgici, specie di tipo manuale, e cominci a tener
in maggior conto gli aspetti psicologici, comportamentali e manageriali,
del dentista e del suo personale ausiliario. Psicologia, comportamento,
comunicazione, gestione, ovviamente, significano una quantità
sterminata di cose: ci si tranquillizzi, perchè sono tutte
insegnabili e, quindi, imparabili. Si va dalla tecnica elementare
di come parlare a come sapersi comportare, a come impostare la
conversazione telefonica , il layout dello studio, e via via,
fino al disinvolto uso del computer ed alla razionale introduzione
dell'informatica nella nostra realtà professionale.
Facile o difficile tutto questo? Rispondiamo in modo volutamente
semplificante ma perentorio: indispensabile. Indispensabile,
sia ben chiaro, come saper tenere in mano trapano specchietto
e bisturi. Ma attenzione: ignorare l'odontoiatria comunicazionale
e la gestione professionale è più pericoloso, perchè
in questi campi cultural-professionali nessuno ci stimola con
l'enfasi dovuta, nessuno sarà lì a farci un esame
di Stato, su questa materia e , se non siamo noi a farci parte
diligente del rinnovamento, l'esame ce lo farà, quotidianamente,
il paziente. Egli, però, a differenza dello Stato, può
bocciare senza pietà e senza appello, con le intuibili
conseguenze che possono sintetizzarsi in una sola, temutissima
parola, da sempre esecrabile fantasma: il fallimento, per noi
e per tutta la nostra vita professionale.
Questi sono, in estrema sintesi, i problemi che trattiamo in
questo libro ed ai quali cerchiamo di porre rimedio, contando
sull'ausilio , determinante , fornito dalla partecipazione e
dalla creatività di tutti coloro che vorranno seguirci.
Ostacoli al
successo della pratica professionale.
Nell'attuale contesto socio-economico si sono progressivamente
sviluppati, assumendo via via sempre maggior rilevanza, numerosi
ostacoli al successo nella nostra pratica professionale. E' qui
opportuno ricordare che lo scopo di questo libro è soprattutto
quello di interessarsi della libera professione, ed è
a questo tipo di pratica professionale che ci riferiremo. La
scelta ha fondati motivi. In primo luogo perché siamo
convinti che tale pratica, senza alcuna intermediazione, diretta
o indiretta, di un terzo pagante, è la migliore soluzione
per il singolo paziente e per la comunità nell'insieme;
in secondo luogo perché in Italia, tale pratica è
ancora oggi, "rara avis" nel campo sanitario, la più
diffusa; infine perché, essendo quella che esercitiamo
da oltre quarant'anni, è la pratica in cui siamo più
esperti. Per poter sviluppare una serie di suggerimenti e di
proposte operative da fornire ai colleghi, è indispensabile
anteporre al successivo svolgimento delle nostre tesi una succinta
disamina su quali siano oggi gli ostacoli che si frappongono
tra noi ed il successo professionale. Li elenchiamo, senza la
pretesa di essere esaustivi e senza conferire al nostro elenco
una dignità gerarchica, troppo difficile da impostare.
Il primo ostacolo che incontra oggi il dentista, specie se all'inizio
della propria attività, è costituito dalla diffusa assimilazione e standardizzazione del tipo di servizio
prestato. Oggi possiamo dire che lo standard minimo professionale è molto buono e, soprattutto, è molto simile. Moltissimi
studi offrono cure di un buon livello e distaccarsi dalla media
"tecnica" non è facile. Non esistono più,
come un tempo, grossolane, plateali diversità, almeno
all'interno di sistemi topografici e socio-economici omogenei.
Un secondo ostacolo è quello della progressiva erosione
del margine lordo. L'elemento particolarmente negativo e
preoccupante è costituito dal fatto che questo trend non
soltanto rimarrà, negli anni avvenire, ma peggiorerà
continuamente. Saremo cioè costretti ad applicare tariffe
sempre più elevate, con profitti percentualmente sempre
più modesti.
Un terzo ostacolo è dovuto alla saturazione dei mezzi
di comunicazione e dei "messaggi", che ogni giorno
bombardano il cittadino-consumatore , proponendogli una serie
sempre più incalzante e concitata di "eventi",
di personaggi e di soluzioni commerciali definite vantaggiose
o, comunque, allettanti. Un tempo, in un paese o in un rione,
l'apertura di un nuovo studio dentistico costituiva un avvenimento
di rilievo, che veniva fatto proprio sia dal "passa-parola"
che dall'establishment ufficializzante (tipica la triade farmacista-parroco-appuntato
dei carabinieri). Oggi tutto questo è del tutto e per
sempre svanito, essendosi calcolato che ognuno di noi è
bombardato da oltre 1000 messaggi informativi(? ) al giorno,
che sconvolgono i tradizionali e limitati "mercatini" informazionali del passato.
Strettamente collegato all'ostacolo precedente è quello
derivante dalla (secondo noi apparente) saturazione del mercato,
che ridurrebe, per vari motivi, la quantità di richiesta
di cure ("dental demand" degli Autori anglosassoni).
Vedremo più avanti se questo ostacolo possa considerarsi
reale e come possa venir ridimensionata la sua importanza e pericolosità.
Ciò che ci preme qui sottolineare è che, nella
nostra professione , è per principio infondata l'accusa
di voler artificiosamente "creare problemi" affinchè
il mercato venga allargato. L'opera di informazione e di educazione
dentale che noi, per specifico obbligo deontologico, dobbiamo
compiere, non ha nulla a che vedere con l'imbonimento mercantile
di certe campagne consumistiche . In questo capitolo, comunque,
inseriamo anche, per onestà concettuale, il discorso sul
cosiddetto "overtreatment", che a suo tempo tratteremo
più ampiamente.
Un quinto ostacolo, di enorme rilievo pratico, è quello
costituito dalla riduzione del potere d'acquisto specifico da parte di tutti gli strati sociali. Infatti, pur essendo notevolmente
aumentato il potere d'acquisto globale, rispetto a 20-30 anni
orsono, il bombardamento pubblicitario ed una serie assai vasta
di sollecitazioni , portano alla riduzione della quantità
di denaro che il cittadino spende, per così dire, per
sua autonoma scelta. Sono, invece, sempre più numerosi
gli allettamenti che sollecitano il consumatore a pre-individuare
i suoi capitoli di spesa, addirittura prima di avere guadagnato
il denaro che gli compete. L'odontoiatria, in genere, fa fatica
a trovare spazio in questi budget "bloccati".
Abbiamo detto che il nostro elenco di ostacoli non ha una successione
gerarchica: è tuttavia difficile sottrarsi alla tentazione
di porre al primo posto l'enorme aumento della concorrenza,
diretta e indiretta, che si è andata sempre più
accentuando negli ultimi anni. Nell'ambito della concorrenza
diretta poniamo lo straripante numero di dentisti che stà
progressivamente invadendo il nostro Albo odontoiatri, oltre
al mai ridotto numero di abusivi, che dobbiamo annoverare in
quest'ambito per cinica necessità di obbiettivo realismo.
La concorrenza indiretta, invece, è costituita da sistemi
sanitari lobbistico-assicurativi, che schiacciano, in alcuni
contesti, ogni possibilità di affermazione libero-professionale,
specie per i giovani professionisti.
L'ultimo (forse) ostacolo al successo nella nostra pratica professionale è costituito dalla crescente volubilità dei
pazienti-clienti, che si accoppia ad un aumentato senso critico,
spesso sfociante in una causidicità fino a poco tempo
fa inimmaginabile. Le cause di questo comportamento sono indubbiamente
complesse, ma, in prima approssimazione, crediamo che per buona
parte si possano riferire ad una malintesa ricezione ed utilizzazione
delle informazioni(? ) sanitarie, quotidianamente diffuse dai
mass media. La conseguenza più facile da constatare è,
ripetiamo, la volubilità dei pazienti-clienti, che, sempre
più spesso, perdono il tradizionale rapporto di fiducia
che avevano un tempo con il dentista(spesso "di famiglia").
Assistiamo così sovente al compiacersi di veri e propri
tour d'assaggio, presso vari professionisti. Il paziente consumatore
si trasforma così, più o meno consapevolmente,
in una sorta di "talent scout" dell'odontoiatria, e
cerca, con disinvoltura spesso autolesionista, il dentista che
più gli "convenga", nella radicata convinzione
che questo comportamento faccia parte di una accorta gestione
della propria salute dentale.
Evoluzione
del ruolo dell'odontoiatra.
Di fronte a questa serie di ostacoli, in tutto o in parte presenti
nella nostra realtà quotidiana, l'odontoiatra, giovane
o ex-giovane, ha un solo specifico dovere: quello di comprendere
il suo nuovo ruolo e le conseguenze che tale ruolo gli impone
di affrontare. Anche in questo caso elenchiamo i punti chiave
di questa rinnovata formula verso il successo, senza la pretesa
di essere conclusivi, ma con la sicurezza di dare suggerimenti
corretti.
In primo luogo, per migliorare l'efficacia della nostra
pratica, nonché della nostra immagine professionale, dobbiamo
cercare di raggiungere il massimo nell'approccio e nell' organizzazione
scientifica del nostro lavoro. Ciò significa che, per
ogni particolare, anche il più apparentemente insignificante,
dovremo bandire ogni soluzione estemporanea e pressapochista,
cercando, invece, la più documentata e scientificamente
provata.
In secondo luogo dobbiamo introdurre nel nostro lavoro una maggior managerialità, come innovazione o come perfezionamento
di una scelta fatta da tempo. Questo, essenzialmente, significa
applicare una maggior quantità di decentramento decisionale,
che ci permetta di concentrarci al massimo sul nostro ruolo specifico,
delegando a collaboratori compiti non nostri, dopo attenta analisi
e doveroso addestramento ad hoc.
Il terzo suggerimento ci obbliga ad addentrarci nella definitiva
scelta di una innovazione categorica, accuratamente programmata:
l'evoluzione permanente. Parliamo di evoluzione e non
di semplice aggiornamento, perché siamo convinti che il
mondo avvenire non consisterà nel semplice adattamento
di vecchie nozioni a nuove esigenze, ma proporrà continuamente
scenari così mutevoli e dinamici da richiedere un incessantle
adeguamento degli approcci concettuali di base, con una vera
e propria evoluzione permanente delle nostrre filosofie di vita,
professionali e personale. Dovremo, quindi, cercare di progredire
instancabilmente, impostando ed applicando "in continuum",
per noi e per i nostri collaboratori, schemi di formazione permanente.
Alla base di questo nuovo modo di vedere noi stessi e chi ci
circonda dovrà esserci, al quarto posto, una grande capacità di gestire le risorse umane. E' singolare che non tutti
i colleghi siano disposti a comprendere come la nostra vera materia-base
del futuro dovrà essere la psicologia, soprattutto quella
ad indirizzo comportamentale. Senza un approfondita competenza,
teorica ed applicativa, riguardo ad essa, la nostra professsione
scadrà progressivamente in un tecnicismo ed in un "manualismo"
poco più che artigianale, incapace di soddisfare le sempre
più complesse necessità globali che il moderno
paziente-consumatore richiede ed apprezza. Oltre a ciò
è indispensabile ricordare che solo questa preparazione
ci permetterà, sul "fronte interno" (dei collaboratori),
di raggiungere i più consistenti e stabili traguardi prefissati.
Se al primo posto abbiamo collocato l'efficacia, dobbiamo poi
suggerire, come ulteriore elemento di successo, un sostanziale
miglioramento della efficienza. A noi pare che oggi questa
ambizione si possa concretare, essenzialmente, introducendo nella
nostra pratica la maggior quantità possibile di informatica
distribuita. Il mondo digitale è, per l'appunto, un mondo,
e non un semplice strumento-gadget da acquistare e coltivare
in chiave hobbistica. Non entrare in questo universo, o guardarlo,
quasi, in cagnesco, con un atteggiamento supponente e preconcetto
, significa tagliarsi fuori da tutto un nuovo tipo di efficienza
che, partendo da solide basi tradizionali, ci mette di fronte
ad impensabili possibilità di evoluzione.
Un altro punto, logica conseguenza del precedente, dovrà
essere quello di imparare, nel modo più raffinato possibile,
amonitorizzare in tempo reale la nostra situazione amministrativo-contabile.
Per le ragioni che abbiamo da poco citato, le nostre condizioni
economiche necessiteranno, sempre più, di una verifica
quasi maniacale, pena una grave perdita di competitività
sul "mercato" della libera concorrenza professionale.
E' chiaro, in tale prospettiva obbligata, che l'alfabetizzazione
digitale , nostra e della nostra squadra, sarà lo strumento
fondamentale ed insostituibile di questa corretta gestione .
L'orientamento al paziente sarà forse il particolare
innovativo che necessiterà della maggiore creatività d'impostazione. Da tutti citato, e spesso dato per scontato,
l'orientamento sistematico al paziente è, invece, un approccio
del tutto rivoluzionario per la professione sanitaria in genere
e per l'odontoiatria in particolare. Questo, naturalmente , quando
si consideri tale orientamento in modo sistematico e non occasionale
e, soprattutto, quando lo si affronti nella vastissima molteplicità
di elementi che lo devono supportare, senza tentare di aggirarlo
con pericolose improvvisazioni, scorciatoie o generiche propensioni
evangeliche a "trattar bene la gente".
Tutto questo assieme di impegni, che dovremo imparare ad assumere,
ci portano, obbligatoriamente, all'ultimo e più riassuntivo
traguardo cui mirare: una precisa identificazione degli obiettivi che ci vogliamo/dobbiamo proporre e la conseguente pianificazione
che fungerà da strumento-guida per ottenere i risultati
desiderati.
Nell'esporre queste nostre tesi, spesso abbiamo usato termini
più appartenenti al modo imprenditoriale ed aziendale
che a quello sanitario. In particolare, la parola "mercato"
è stata adoperata sovente nelle nostre frasi, probabilmente
sollevando qualche alzata di sopracciglio tra i colleghi più
strettamente legati all'ortodossia terminologica della medicina.
Per quanto questo termine ricorra ormai da anni, con grande frequenza,
nella fraseologia odontoiatrica e medica amglosassone, non c'è dubbio che in Italia parlare di mercato e di marketing , in un
testo destinato agli odontoiatri , necessita di un chiarimento
di fondo, che immediatamente affrontiamo nel capitolo successivo.
Marketing-definizioni.
Marketing è una parola
inglese che, originariamente, avrebbe potuto tradursi con i termini
"commercializzazione" oppure "compravendita".
Oggi non ha più senso tradurre il suo significato letterale,
dato che il termine "marketing" è ormai entrato
di prepotenza anche nel vocabolario italiano, con significato
ampliato. L'accordo sul suo stretto valore semantico non è
uniforme, neppure tra i più esperti, ma, con larga ed
accettabile approssimazione, il suo significato può essere
proposto come "studio e analisi del mercato", intendendosi
come "mercato" l'insieme degli elementi e degli
eventi che portano a confrontarsi offerta e domanda.
E' per questa ragione che, proprio come approccio di base, ci
sembra assolutamente pertinente proporre l'utilizzazione delle
potenzialità concettuali del marketing, sfruttandole per
la la gestione di una professione come quella odontoiatrica.
Ciò è particolarmente valido per quanto attiene
all'Italia, Paese in cui il nostro lavoro si svolge ancora, in
larga parte, con caratteristiche di tipo libero-professionale
e quindi, per definizione, soggiace alle leggi della domanda
e dell'offerta. D'altra parte non è in alcun modo comprensibile
a quale altra ipotesi si possano ispirare coloro che non accettano
l'impostazione da noi proposta. La stessa libera scelta del curante
, nel SSN, giustamente tanto desiderata e conclamata , è
la conferma che il paziente deve poter esercitare la libertà
di eleggere a custode della propria salute colui che più
lo convince, lo rassicura, lo ispira. Questo, per chi non lo
sapesse, è precisamente quanto si propone di favorire
lo strumento del marketing.
Prima di addentrarci in analisi fini sulle definizioni positive,
sul processo del marketing e su quanto può offrirci, sarà opportuno sgombrare il campo da equivoci diffusissimi, descrivendo
cosa NON E' il marketing. Esso non è pubblicità, non è pubbliche relazioni,
non è promozione pura e semplice; non è un grossolano
strumento di vendita oppure un mezzo per costringere il consumatore-cliente
ad acquistare futili prodotti non indispensabili. Soprattutto
il marketing non è un insieme di espedienti, trovate episodiche
e frammentarie, invenzioni occasionali, prive di un'etica e di
una filosofia corrette, ma piuttosto fatte per incantare e sbalordire,
in chiave più o meno spettacolare. Cattivi interpreti
ed orecchianti del marketing hanno troppo spesso fatto degenerare
una disciplina seria e corretta, ricca di risultati, in una sorta
di terra di nessuno, priva di ogni deontologia, in cui tutto
diviene lecito pur di vendere. E' quanto ci proponiamo di evidenziare
e di smascherare nella nostra esposizione. Altri equivoci riguardano
il fatto che il marketing non sia di interesse generale perchè
un dentista è troppo giovane, o troppo vecchio, o troppo
occupato oppure non ha pazienti. . . e via deprimendo. In realtà
il marketing interessa tutti , per il semplice fatto che,
in modo consapevole o no, corretto o scorretto, tutti lo utilizzano,per
lo più in forme embrionali e primordiali ,che possono
portare anche a commettere grossolani errori. Ci sembra pertanto
opportuno che se ne conoscano almeno le linee generali, per poterlo
al meglio apprezzare e mettere in pratica.
Il Marketing è un processo
operativo, costituito
da precisi strumenti professionali, di significato analogo alla
pianificazione finanziaria, alla gestione del personale, alle
tecniche di comunicazione, tanto per fare degli esempi. Si può e si deve anche intendere come un processo integrato, flessibile
e continuamente aggiornabile. Fondamentale, se pure oggi integrabile,
la definizione che ne diede l'AMA (American Marketing Association)
nel 1985: ". . il marketing è un insieme(MIX)
di attività, mediante le quali un' organizzazione mira
a soddisfarele esigenze di persone. . . ". Il marketing,
dunque, è, per sua fondamentale finalità, orientato
verso la soddisfazione dei problemi del cliente: il successo
di chi usufruisce dello strumento-marketing è dato dalla scomparsa dei problemi del cliente. Altamente significativa,
al riguardo, è la diffusione capillare che oggi ha assunto
il marketing, come strumento di distribuzione di beni e di soddisfazione
per chi usufruisce di questo bene. Alludiamo, cioè, al
fatto che oggi ricorrono allo strumento marketing i più
disparati soggetti di attività, nei campi più diversi:
amministrazione pubblica, politica, arte, sport, spettacolo,
religione (come CEI, Conferenza Episcopale Italiana). Non vediamo,
pertanto, alcun ostacolo, concettuale, operativo o etico, per
il quale il marketing, correttamente inteso, non possa giovare
anche al miglioramento del rapporto professionale dentista-paziente.
Il marketing odontoiatrico, studiandolo più da vicino
, ha caratteristiche assolutamente peculiari che, tuttavia, rientrano
perfettamente nelle finalità del marketing in genere.
Infatti, anche se il suo campo d'azione riguarda interessi professionali
e non imprenditoriali o aziendali, ciò è del tutto
previsto dalla moderna concezione del marketing, come abbiamo
più sopra dimostrato. A tal riguardo è bene dunque
rassicurare definitivamente i lettori che si sentissero imbarazzati
nel trattare un argomento che, per definizione(addirittura nella
parola stessa) riguarda un'attività mercantile, quindi
tipicamente commerciale. E' nota da sempre la resistenza che
incontra ogni interpretazione commerciale della professione medica.
In effetti il nostro lavoro deve avere, quale principio ispiratore
fondamentale, un rapporto operativo con il paziente che sia basato
su elementi etico-deontologici, non sul concetto di "compravendita"
e, quindi, sul profitto. Insistiamo però sul concetto,
importantissimo, che il marketing non ha alcuna perversa pretesa
di scavalcare i validi principi sopracitati. Il marketing odontoiatrico
ha l'unico scopo di evidenziare determinati passaggi operativi costantemente presenti nel rapporto dentista-paziente
e nell'incanalarli secondo direttrici funzionali ad una maggior
soddisfazione globale anzitutto del paziente e poi del
professionista e della sua equipe di lavoro. Di più: possiamo
dire che quando il paziente viene interpretato non solo come
tale, ma anche come cittadino-fruitore-consumatore-cliente-utilizzatore,
ci si avvicina in modo molto più completo alla definizione
ideale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),
non integralmente recepita, purtroppo, dall'Art. 3 del nostro
Codice Deontologico. L'OMS, infatti, stabilisce che qualunque
Uomo ha diritto ad una salute che sia tale dal triplo punto di
vista "fisico, psicologico e sociale". E' evidentemente
implicita in questa definizione la concezione dell'Uomo anche
come "homo oeconomicus", per il quale il marketing
ha tutte le attenzioni ed il rispetto che il semplice concetto
di "paziente " non implica automaticamente.
Ma il punto assolutamente più qualificante del marketing,
inteso come strumento da utilizzare nella nostra pratica professionale,
è quello relativo alla sua impostazione ideologica. Tale
impostazione, infatti, attribuisce al marketing la finalità primaria di favorire (imporre? ) un costante rapporto paritetico
fornitore-consumatore, con benefici finali paritetici: tale rapporto
deve essere basato sulle specifiche necessità del consumatore,
che vanno costantemente soddisfatte ("customer satisfaction").
Data questa enunciazione di base non può sfuggire a nessuno
come il marketing sia non solo integrabile con la nostra deontologia,
ma, addirittura, concettualmente la superi. Ciò almeno
per quanto riguarda il nostro codice deontologico. Infatti dobbiamo
andare al Code of Ethics americano, per trovare, nell'Art. 1,
quello che invano cerchiamo nell'Art. 1 del nostroCodice Deontologico.
Recita, infatti, l'Art. 1 del Code of Ethics and Code of Professional
Conduct dei colleghi americani: "The dentist's primary obligation
of service to the public shall include: the delivery of quality
care, competently and timely, within the bounds of the clinical
circumstances presented by the patient. Quality of care shall
be a primary consideration of the dental practitioner".
E' in conseguenza di quanto abbiamo fin qui descritto che gli
autori di questo libro si sentono autorizzati a dare del marketing
odontoiatrico la seguente definizione: "Il marketing
odontoiatrico è uno strumento professionale d'imperativa
necessità etica e deontologica per la gestione dei rapporti
tra odontoiatra e paziente".
Dato quanto abbiamo detto più sopra, ci si può
rendere conto di come il marketing, nei suoi scopi e nei suoi
risultati, sia strettamente affine ai dettati deontologici. Il
dentista fà proprio il problema del paziente e la sua
capacità professionale è tutta orientata soltanto
verso la soluzione di tale problema, che riesce a risolvere al
meglio. Quello che ne consegue(compiacimento, gratificazione,
profitto) è un epifenomeno del tutto logico e inestricabilmente
vincolato alla soluzione del problema del paziente, da un automatico
rapporto di causa-effetto: ma non è, si badi bene, il
fine primario della professione.
Ad ulteriore supporto di quanto da noi così definito citiamo
i documenti che oggi auspicano, favoriscono o impongono questo
"marketing" sanitario:
* la Legge 421/'92,
* il D. L. 502/'92,
* il D. L. 517/'93,
* la Charta dei servizi sanitari presentata dal Ministero dela
Funzione Pubblica,
* il "Decalogo del Codice Medico concordato tra il Ministero
della Sanità e la FNOMCEO. Classificazione dei sotto
elementi del marketing: i marketing-mix esterno ed interno. Rientra nel capitolo delle definizioni
ricordare come il marketing, nel suo processo strutturato, che
vedremo nel capitolo successivo, si articoli in quattro fasi
classiche: analisi, pianificazione, realizzazione e controllo.
Particolare rilievo assume, all'interno dell' analisi, la suddivisione
in marketing mix esterno e marketing mix interno, per identificare
e studiare i numerosi elementi che determinano, guidano e, talora,
limitano, le possibilità di usufruire di quello strumento
gestionale che riassuntivamente denominiamo marketing.
Utilita' del
marketing odontoiatrico.
Prima di analizzare altri
capitoli del marketing odontoiatrico ci sembra opportuno descrivere
quale aiuto esso può dare alla comunità ed all'odontoiatria.
Esso ha, anzitutto, una vera utilità macrosociale,
perché è la chiave fondamentale per trasformare
il "fabbisogno odontoiatrico" in "domanda odontoiatrica".
L'impostazione nettamente comunicazionale che lo contraddistingue,
tende infatti a portare a livello di consapevolezza quegli elementi
che, di solito, sono ignoti al paziente e, di conseguenza, ne
fanno un soggetto completamente privo di motivazioni, come, ad
esempio, per le procedure di prevenzione. Secondariamente, per
i singoli pazienti, migliora la loro soddisfazione generale,
data la maggior attenzione globale prestata dall'operatore-fornitore
del servizio, pubblico o privato che sia. Aumenta la motivazione
e la compliance (disponibilità e diligenza collaborativa).
Avvicina al mondo terapeutico e preventodontico i cosiddetti sottoutilizzatori (handicappati, anziani, bambini), perché
essi vengono trattati in modo più sensibile e disponibile(
"trattar bene la gente"). Giova, in chiave di reciprocità,
a tutto l'universo dei pazienti, promuovendo un'immagine positiva e rassicurante del servizio odontoiatrico, troppo spesso avvolto
in una nube di pregiudizi o misconoscimenti negativi. Motivi
ancestrali, storici e culturali, uniti a gravi carenze comunicazionali,
del singolo dentista e di tutta la categoria, hanno gravemente
penalizzato, per decenni, l' immagine della nostra professione,
che proprio con il marketing può recuperare elementi altamente
positivi.
Per quanto riguarda gli odontoiatri, in generale, migliorando
l'immagine pubblica di tutta la professione espande le possibilità operative del singolo e di tutta la categoria. Per il singolo
professionista consente di adattarsi rapidamente alle esigenze
"esterne". Permette di identificare i punti forti
e deboli dello "stile di vita", personale e
professionale. Aiuta a comprendere i problemi dell'uomo-paziente
ed i suoi desideri. Migliora i rapporti interpersonali
dentista-paziente-equipe operativa(marketing interno). Fa meglio
identificare gli obiettivi ed i modi per raggiungerli.
Orientamento
al paziente-cliente.
Quanto abbiamo prima
enunciato, riguardo alla soddisfazione del paziente, ("customer
satisfaction") va chiarito con esempi pratici e realistici.
Per comprendere meglio il problema, immaginiamo di descrivere
le caratteristiche del rapporto dentista-paziente secondo tre
schemi, riferiti a tre epoche storiche. Le denominiamo "ieri",
"oggi" e "domani", precisando che le tre
epoche sono anche metafore simboliche di tre diversi "stili" professionali, che possono coesistere nello stesso momento storico
e persino, per quanto possa sembrare inverosimile, nello stesso
studio dentistico.
Lo "ieri" è rappresentato dal dentista il cui
problema fondamentale sia quello di produrre. La sua attenzione è tutta rivolta al "come si fa" tecnico ed alla
raccolta di un gran numero di pazienti su cui eseguire un gran
numero di prestazioni. L'orientamento costante di ogni preoccupazione
è rivolto alle esigenze dello studio, che deve andare
avanti, che costa, che deve avere un profitto adeguato.
L' "oggi" è simboleggiato dalla parola "vendere"
(o, se si preferisce, "distribuire"). L'orientamento
è basato sulle necessità del paziente. L'aspetto
tecnico del nostro lavoro è ormai del tutto rutinizzato
e privo di ogni reale difficoltà. Lo studio funziona "a
regime" e tutto quello che si deve ricercare è un
costante ed adeguato turn-over di pazienti, le cui richieste
cercheremo di soddisfare al meglio, sempre in un ambito tecnico
medico-chirurgico, inteso, soprattutto, in chiave biologico-manuale.
Per essere chiari al massimo: il rapporto dentista paziente è basato sulla fiducia. Il paziente ce la concede e noi non ci
preoccupiamo di nient'altro che di applicare quanto la scienza
odontoiatrica ci ha insegnato.
"Domani"(secondo alcuni già "oggi"):
il contesto, o scenario di fondo, è radicalmente mutato.
Il paziente è divenuto sfuggente, instabile, esigente;
il bombardamento informazionale lo ha trasformato in un autentico
"self-made-dentist", ricco di nozioni raccogliticce,
disinvoltamente utilizzate per verificare il grado di affidabilità del curante del momento. Il problema fondamentale diviene un
problema di marketing, intendendosi come tale quello di
mettersi nella condizione di "far comprare" al paziente
quello che lui avrà deciso. E su quali elementi baserà il paziente il proprio giudizio positivo e, quindi, la propria
scelta? Solo ed unicamente sulla qualità percepita, cuspide emergente, da noi posta in piena visibilità,
ma in realtà sostenuta dalla gran massa di elementi concreti,
che , come per un iceberg, il paziente non può vedere,
ma che sono l'autentica (ed etica) garanzia di tutto il sistema.
Non si trascuri, in quest'ultimo scenario, il pericoloso risvolto
deontologico. Per chi non afferra in pieno il valore globale del marketing , il giudizio negativo scatta automaticamente.
Appare infatti, pericolosissimo, lo spettro maligno della formula "quello che il paziente avrà deciso". In realtà
si tratterà di guidare il paziente, con una preparazione
ed un atteggiamento psicologici un tempo sconosciuti (e snobbati)
, verso quella che il paziente saprà riconoscere, alfine,
come "la sua scelta", ma che altro non è se
non la più professionalmente conveniente al suo caso specifico.
Qual'è il documento e la controprova della profonda eticità
di questo comportamento? E' presto detto: l'onestà di
fondo del metodo è dimostrata dal fatto che l'approccio
di marketing non consente sconfitte. Non può
esistere, cioè, il caso clinico di un paziente che non
siamo stati in grado di trattare. Nei primi due esempi ("ieri"
e "oggi") il dentista poteva concedersi il lusso(?
) di affermare : "lei non è un paziente che fa per
me" (variante: "io non sono un dentista che va bene
per lei"). Con l'approccio di marketing questo non è
possibile, perché l'orientamento verso il paziente-cliente
ci obbliga a scovare ogni possibile elemento utile a conoscere
le sue implicite ed esplicite necessità ed a soddisfarle.
Gli strumenti
del successo nella pratica professionale.
Abbiamo detto che il
marketing è uno "strumento professionale". A
questo riguardo occorre tuttavia fare una scaletta di quelli
che noi riteniamo gli elementi-base supportanti oggi il successo
professionale di ogni dentista.
Al primo posto, insostituibile e fondamentale, collochiamo la
capacita' clinica ("ciò che si deve fare"), in mancanza della quale ogni altra capacità è
acefala e, addirittura, pericolosa. Ovviamente la capacità clinica deve essere estesa a tutte le componenti professionali,
teoriche e pratiche. Occorre qui sottolineare che alcune di queste
componenti (ad esempio, quelle comunicazionali) vengono fortemente
integrate, completate, addirittura esaltate da uno studio accurato
di alcune tecniche di marketing.
Al secondo posto vengono le capacita' ergonomiche ed organizzative , che possono essere considerate come le attitudini e le conoscenze
relative alla capacità di gestire in modo integrato un'infinità
di particolari organizzativi, legali, fiscali, finanziari, comportamentali,
che sono la linfa vitale dell'attività di uno studio professionale.
Insistiamo sul concetto di "organizzare in modo integrato"
perchè in questo campo , più che stabilire delle
gerarchie tra i diversi valori in atto, conta l'armonizzazione
delle varie risorse, tra loro in costante rapporto, secondo la
nostra teoria dei "vasi comunicanti"(Fig. 1).
Il complesso di risorse che si condensano con il termine di marketing
odontoiatrico può considerarsi, gerarchicamente, al
terzo posto rispetto ai due punti precedenti. In realtà
l'approccio di marketing va interpretato come una sorta di connettivo,
distribuito in tutto il tessuto gestionale e, per quanto abbiamo
detto più sopra, anche in quello clinico, della nostra
attività. .
Questo può considerarsi il quadro tipico di una situazione
di mercato riguardante lo studio privato libero-professionale.
Commetterebbe però un grosso errore chi pensasse, che
un servizio con connotazioni pubbliche potesse fare a
meno dell'impostazione di marketing. Questa dovrebbe permeare
di sè ed orientare qualunque tipo di servizio, soprattutto
per l'impostazione ideologica che sotto descriviamo e che dovrebbe
essere alla base di qualsiasi metodo di distribuzione di prevenzione
e cure.
Ricordiamo, infatti, che l'impostazione ideologica fondamentale,
che costituisce la filigrana di tutto il sistema, ci porta a
descrivere il marketing odontoiatrico come ispirato ad un rapporto
paritetico tra fornitore e consumatore, con benefici finali
paritetici, basati, e questo è fondamentale, sulle
necessità e sulla indispensabile soddisfazione del consumatore:
tutto ciò, lo ripetiamo ancora, indipendentemente da chi
e da quando viene erogato il servizio stesso.
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