ASPETTI BIOMECCANICI

La maggior percentuale di insuccessi con protocolli che prevedono un carico differito agli impianti si verifica soprattutto nel primo periodo di funzionalizzazione (Brånemark et al 1977, Adell et al 1981). Questa complicanza è da attribuirsi a un'incapacità dell'osso perimplantare, riparato dopo l'incorporazione dell'inserto in condizioni di silenzio funzionale, a supportare un lavoro biomeccanico erogato improvvisamente, al momento della protesizzazione. Ciò conferma che, se i rapporti interfacciali tra impianti in titanio e tessuto osseo sono strettamente legati alle caratteristiche chimico-fisiche di superficie di questo materiale (Osborn eNewsley 1980, Furlong e Osborn 1991), la compatibilità di una riabilitazione implantare, in termini di stabilità secondaria e duratura nel tempo in condizioni di carico, è invece prerogativa del raggiungimento di un equilibrio ottimale tra sollecitazioni meccaniche e grado di competenza ossea a sopportarle (Bianchi et al 1994b). La necessità di avvalorare tale riorganizzazione strutturale deve essere ricercata mediante tecniche istologiche in grado di evidenziare il raggiungimento di una maturità dei tessuti duri perimplantari coinvolti dallo stimolo funzionale determinato dall'impianto. Se la microscopia ottica a luce ordinaria consente di accertare che l'impianto è esclusivamente circondato e compenetrato da tessuto osseo e la luce polarizzata, attraverso l'analisi della cellularità e l'orientamento del collagene, permette di riconoscere che la superficie esterna del biomateriale è prima rivestita da osso primario a fibre intrecciate e più esternamente da osso lamellare secondario, non è tuttavia possibile con tali metodiche determinare il raggiungimento di una stabilità architetturale e densitometrica del substrato mineralizzato, idonea a ricevere e dissipare il carico (Bianchi et al 1994d, 1995c ). Neppure l'analisi al SEM, che così palesemente ci permette di apprezzare la struttura tridimensionale dell'osso perimplantare e la continuità con la geometria macro e microscopica del biomateriale, è dirimente in termini di stabilità morfostrutturale di tale tessuto (Bianchi et al 1994a,1996a; Bianchi 1996a, 1996d). Solo l'analisi in microradiografia consente in modo inequivocabile di documentare il raggiungimento di un grado ottimale di competenza tissutale,definito dall'avvenuto completamento della precipitazione di sali minerali nella trama di collagene della matrice ossea. Il congelamento della configurazione morfostrutturale ossea perimiplantare, definita macroscopicamente dal sovvertimento degli schemi organizzativi architetturali e microscopicamente dalla convivenza di tessuti ossei a significato funzionale e metabolico diverso, si caratterizza con un omogeneo alto grado di mineralizzazione documentato microradiograficamente da un elevato indice di radiopacità (Bianchi 1996b, 1996c ).

 

 

214. Prelievo bioptico in toto. L'impianto transmucoso in titanio, a causa della frattura della filettatura del moncone protesico, è stato rimosso con i tessuti circostanti molli e duri dopo 28 mesi di funzionalizzazione.
A) Porzione coronale dell'impianto con la parte liscia transmucosale (Homo).
B) Porzione apicale dell'impianto caratterizzato dalla superficie plasma-spraied (Homo).


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